Come tutori di bambini non accompagnati, è importante che condividiate tutte le informazioni con i minori in modo culturalmente sensibile. Dovreste essere interessati ma non troppo curiosi, specialmente nella fase iniziale. Mostrando interesse per il loro background, per ciò che è importante per loro e per ciò che desiderano, vi impegnerete attivamente per i bisogni dei bambini.
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Informazioni
Il bambino e la sua famiglia devono avere il controllo riguardo a ciò che vogliono condividere sulla vita del minore, sulla fuga e sulla famiglia allargata. Condividere informazioni confidenziali con un professionista non è di per sé scontato per un bambino rifugiato, anche se il contatto tra i due è positivo. Sfiducia e ritrosia riguardo a ciò che dite sono l’atteggiamento di fondo della maggior parte dei rifugiati. Le domande sono spesso considerate invadenti in quanto i rifugiati hanno spesso avuto esperienze negative, ad esempio con i servizi di intelligence o i funzionari pubblici.
Il manuale ALFACA prodotto da Nidos in Olanda e i suoi fornisce le seguenti informazioni sulla comunicazione culturalmente sensibile:
La cultura è dinamica, perciò conoscere gli altri background culturali non è sufficiente per migliorare la comunicazione. Un professionista può incrementare le proprie conoscenze su un’altra persona solo incontrandola e avendo dialogo ed interazione. Questo significa empatizzare, mostrare interesso verso la persona e ciò che considera importante, nonché rispettare i suoi confini.
E’ importante che il minore non accompagnato percepisca la comunicazione come sicura. L’intento della discussione deve essere chiaro: concordare sul contesto e comunicare riguardo ciò che avverrà con le informazioni date. Se il professionista deve trattare traumi o se ci sono temi difficili o segreti, è importante concordare cosa sarà/non sarà discusso, o decidere quando la discussione finirà esattamente.
Facendo domande aperte (chi, cosa, come, quando), l’altra persona è invitata a condividere. L’ascolto attivo richiede di approfondire ulteriormente quello che dice l’altra persona; questo è possibile solo deviando dall’approccio pianificato per l’intervista. Il professionista deve dare l’opportunità di fare domande e deve conoscere l’attitudine della persona verso culture differenti e verso la propria. La tendenza a favorire la conformità verso le norme sociali dominanti è spesso più grande di quanto molta gente si renda conto. E’ importante connettersi realmente all’altra persona con un approccio aperto. Nel caso dei minori, è anche importante valutare il livello di sviluppo.
Nella comunicazione interculturale possono sorgere problemi perché le persone tendono ad interpretare i comportamenti in modo differente. E’ perciò importante essere consci del pericolo di distorsioni etnocentriche, in cui vengono messi i propri valori e standard al di sopra di quelli universali. Il seguente metodo aiuta ad essere coscienti e ad affrontare questi aspetti.
Il metodo in tre fasi per la comunicazione interculturale sviluppato da Pinto
Seguire il metodo in tre fasi sviluppato da Pinto (2007) può contribuire ad una comunicazione interculturale più efficiente. Le prime due fasi ci insegnano a guardare le cose da entrambe le prospettive (quella della persona stessa e dell’altra). Nella fase 3 possono essere indicate le differenze per entrambe le culture.
Comunicazione interculturale
Fase 1: diventate consci dell’influenza della vostra cultura sul vostro comportamento.
Fase 2: diventate consci, fate domande, imparate e comprendete la cultura dell’altra persona e il comportamento che ne deriva.
Fase 3: la comprensione che avete da questa conoscenza vi permette di connettervi realmente e superare il divario1.
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Formazione e strumenti
Formazione: Alternative Family Care (ALFACA)
Con il progetto ALFACA, Nidos (Olanda) e i suoi partner hanno redatto il manuale di formazione ALFACA. Il manuale tratta, tra le altre cose, la comunicazione interculturale. La formazione prevede l’apprendimento online in inglese e un manuale in inglese, tedesco, francese, olandese, italiano, greco, ceco, danese e svedese. Sono disponibili anche ulteriori risorse (ad esempio, consulenza in caso di minacce allo sviluppo personale) e strumenti in inglese. Il materiale è disponibile e qui.
Formazione ai colloqui con l’uso di avatar (AvBIT)
L’istituto di formazione di polizia all’Università di Linnaeus in Svezia ha sviluppato un programma di istruzione ai colloqui con l’uso di avatar (AvBIT). Il programma è rivolto ai professionisti che lavorano per i servizi sociali, nei centri d’accoglienza, negli ospedali, nella polizia e nelle scuole. E’ un metodo online che insegna come porsi riguardo a temi sensibili nei colloqui con i bambini che hanno vissuto traumi. I tirocinanti possono fare pratica sul computer conversando con un avatar che rappresenta un bambino reale. Sono disponibili maggiori informazioni qui.
Strumento: quadro conoscitivo per i tutori
Il Servizio Tutela scozzese ha elaborato un manuale nel 2013 che include un utile quadro conoscitivo per i tutori nell’appendice 4 (pp. 90-94).
Formazione all’ascolto interculturale (in olandese)
Nidos in Olanda ha sviluppato un corso, obbligatorio per tutti i tutori, di formazione all’ascolto interculturale, attivo e incentrato sul bambino. La formazione fornisce conoscenze, consigli e competenze riguardo alla comunicazione culturalmente sensibile e l’ascolto attivo.
Formazione: lavorare in un contesto multiculturale (in finlandese)
Formazione online rivolta a professionisti medici e del sociale che lavorano con clienti multiculturali. La formazione include sezioni sulla comprensione culturale e sulla comunicazione culturalmente sensibile, temi utili anche per i tutori. (Istituto nazionale finlandese per la salute e il benessere).
Strumento: materiale sulla conoscenza interculturale nella comunicazione con i bambini(in finlandese)
In Finlandia, il progetto Yksin Suomessa (Alone in Finland) ha sviluppato del materiale sulla conoscenza interculturale nella comunicazione con i bambini.