Supporto tra pari

Questa parte della guida tratta i vantaggi di usare il supporto tra pari nel vostro compito di tutore e come organizzarlo.

  • Informazioni

    Unirsi a un gruppo tra pari o organizzarne uno con i colleghi è molto utile per proteggere il vostro benessere psicologico ed emozionale. Condividere le esperienze, confrontare i problemi, e trovare soluzioni insieme all’interno di una rete informale assicura che le informazioni utili siano distribuite e le buone pratiche incrementate.

    Potreste anche considerare di unirvi a gruppi informali (gruppi di supporto reciproco, network) o a un gruppo ufficiale costituito da un’organizzazione, ad esempio all’interno di un’associazione di tutori o operatori sociali. Molte persone si sentono in imbarazzo a discutere questi argomenti con i colleghi diretti. A volte trovano più facile parlare con altri professionisti alle riunioni regionali, nazionali o transnazionali.

    Altri consigli per ricevere supporto:

    • prendere parte a una formazione che coinvolga altri tutori. Si tratta di opportunità per creare e rafforzare le relazioni di lavoro. La formazione introduttiva o iniziale per i tutori è molto importante da questo punto di vista e dovrebbe raggiungere due obiettivi: l’acquisizione di competenze e conoscenze e di contatti con gli altri tutori;
    • promuovere e prendere parte a riunioni tra tutori esperti e nuovi per condividere le esperienze e discutere temi rilevanti. Un tutore esperto potrebbe inoltre diventare il coach di uno nuovo, facendogli da guida e punto di riferimento.
  • Buone pratiche

    Italia: rete di tutori

    Le reti di tutori (a livello regionale, nazionale o transnazionale) offrono opportunità di discutere temi da una prospettiva più ampia. La Regione Veneto ha promosso la creazione di una rete di tutori. Questa rete organizza formazione e incontri concepiti come opportunità per condividere le conoscenze e le esperienze e per migliorare le relazioni e il supporto reciproco. Durante queste riunioni, i tutori sono incoraggiati a conoscersi e a stabilire relazioni lavorative. Scambiarsi i contatti è una pratica incoraggiata (per es. mailing list) e vengono organizzate anche delle cene.

    Olanda: lavorare in piccoli gruppi
    Nel 2016, Nidos ha introdotto il concetto del lavoro in piccoli gruppi. I tutori lavorano da un ufficio regionale in gruppi di circa 15 persone. Il team è composto da diversi team più piccoli, chiamati “nuclei”. Un piccolo team consiste di 6-8 tutori. I team sono piccoli per assicurare un senso di appartenenza e responsabilità, ma anche per garantire efficienza ed efficacia. Più grande è il team, meno coinvolti e responsabili si sentono coloro che ne fanno parte.

    I membri di ogni piccolo team sono responsabili di:

    • Affidare casi gli uni agli altri (tenendo in mente l’equilibrio vita-lavoro);
    • Discutere i risultati dei controlli di sicurezza;
    • Prendere decisioni chiave;
    • Monitorare la continuità generale nei casi di tutori individuali;
    • Valutare i rischi per la sicurezza e riflettere sugli incidenti accaduti;
    • Approvare il piano di assistenza nel sistema digitale di file per i bambini vulnerabili;
    • Organizzare la disponibilità e coordinare le ferie assicurando la sostituzione dei colleghi durante l’assenza;
    • Svolgere il lavoro secondo quanto definito;
    • Implementare nuove strategie;
    • Contribuire all’esecuzione dei controlli;
    • Cooperare e far funzionare il piccolo team;
    • Discutere la vitalità del team e dei suoi membri.

     

    Ci si aspetta che i membri del team siano critici riguardo ai risultati del lavoro di tutti gli altri. Essi dovrebbero fornire agli altri membri del team un feedback chiaro e basato sugli indicatori della condotta professionale, sui protocolli e sugli accordi utilizzati all’interno di Nidos, sullo statuto professionale, sulle linee guida per i giovani e sugli standard professionali.

    Esperti come gli psicologi e i revisori legali del dipartimento comportamentale e legale di Nidos possono essere consultati se necessario. Per alcune “decisioni chiave” la richiesta del parere dello psicologo, del consulente legale o di un altro professionista è obbligatoria. Per esempio, in presenza di segnali di insicurezza e quando si considera il trasferimento di un bambino ad un’altra struttura di accoglienza a causa delle preoccupazioni per lo sviluppo del minore.