Comunicazione con il bambino

Molte persone parlano ogni giorno con i bambini. Per i professionisti che lavorano con i bambini si tratta di un’attività essenziale.

Per contribuire a rafforzare la partecipazione del minore, il tutore dovrebbe aiutarlo a formarsi le proprie opinioni fornendogli informazioni adeguate su tutti gli aspetti pertinenti, tenendo conto della sua età e maturità. Le informazioni devono essere fornite in modo adatto ai minori.
Per essere efficaci, dovrebbero essere fornite oralmente e/o per iscritto, a seconda della forma più appropriata, e in una lingua che il minore possa comprendere, tenendo conto della sua età, della sua maturità e dello sviluppo delle sue capacità. Il tutore dovrebbe accertare che il minore comprenda e sia in grado di ricordare le informazioni fornitegli1.

Anche un’atmosfera informale è importante. La maggior parte dei bambini rifugiati ha imparato che guardare una persona adulta negli occhi è maleducato. E’ perciò meglio parlare a un giovane rifugiato durante una passeggiata, mentre si guida la macchina o si gioca, piuttosto che di fronte l’uno all’altro.

  • Informazioni

    Conclusione sui rischi post-trauma

    Parlare con i bambini non accompagnati del loro passato può far rivivere ricordi traumatici e causare stress e dolore. Non fate quindi domande ai bambini riguardo alle loro esperienze traumatiche, ma attendete invece che inizino a parlarne spontaneamente. Non fate domande nemmeno quando il bambino inizia a parlare delle sue esperienze. Il bambino dovrebbe essere l’unico a decidere cosa condividere o meno con voi.

    Un numero di studi randomizzati ha mostrato che il resoconto di eventi traumatici generalmente non ha un effetto positivo, talvolta ha effetti dannosi sullo sviluppo dei sintomi del disordine post traumatico da stress (PTSD). Jongedijk (2010) suggerisce che la naturale elaborazione del trauma può essere influenzata negativamente a causa dello stress che l’informazione sulle reazioni da stress post traumatico può provocare. L’autore offre consigli per la cura dopo eventi traumatici, basati generalmente sul promuovere il supporto sociale, attività sociali e rilassamento, sull’incontro con i bisogni della persona, domande su pensieri e sentimenti, discussione di pensieri e sentimenti non realistici, e sullo stimolo del contatto tra pari e sulla condivisione degli eventi con altri2.

  • Formazione e strumenti

    Strumento: Mi stai ascoltando? Comunicare con i bambini dai quattro ai dodici anni.

    Maggiori informazioni su come condurre una conversazione con i bambini sono disponibili nella pubblicazione “Are you listening to me? Communicating with children from four to twelve years old”. (Autore: Martine F. Delfos; Editore: SWP; Amsterdam. 2001). Tra le altre cose, la pubblicazione spiega come fare affinché il bambino parli di ciò che pensa, quali tecniche sono adatte per quale età, e come calcolare l’età mentale del minore. La dott.ssa Martine F. Delfos è una psicologa e psicoterapista olandese specializzata in bambini e adulti con esperienze traumatiche multiple. Lavora nel campo del benessere dei bambini e insegna a psicologi, dottori, operatori sociali e group leader nelle case per bambini.

    Strumento: informazioni ed esempi di colloqui con i bambini non accompagnati

    Il progetto CONNECT (2014) ha elaborato lo strumento “Standards to ensure that unaccompanied migrant children are able to fully participate”, ovvero standard per garantire la piena partecipazione dei bambini migranti non accompagnati, al fine di assistere tutti gli attori nelle procedure legali e giudiziarie. Sono inclusi standard sui colloqui con i bambini non accompagnati. Sono presenti anche esempi di pratiche degne di nota qui.

  • Buone pratiche

    Olanda

    Dal 2016, i tutori di Nidos hanno potuto includere i mediatori culturali per accertarsi di comprendere i bambini e migliorare la comunicazione. Le loro esperienze sono state molto positive e Nidos sta preparando un programma di formazione per i mediatori culturali che sarà pronto nel 2019.